I PUGILI DELLA ANTICA ROMA


 Tripode romano dedicatorio in bronzo, con pugili, per sostegno di bacino (andato perso), datato al I sec. d.C. ora parte della collezione del Museo Archeologico di Efeso, a Selçuk, in Turchia.

Gli atleti indossano una delle variazioni pericolose dei "guantoni" da pugilato antichi, i caesti (singolare caestus), un invenzione romana, usati in eventi organizzati in età imperiale, dove l'estremizzazione violenta e brutale delle competizioni agonistiche di pugilato di matrice greca, sviluppò differenti forme di pugilato. Conosciamo poco del loro uso e degli sviluppi tecnici, metodologici e normativi che l’utilizzo di questo genere di arnesi richiedeva per ottemperare alla logica di tali manifestazioni atletiche. In questa variante, i caesti hanno lunghe maniche imbottite, per parare i temibili colpi, che arrivano fino alle ascelle dell'atleta.

Gli atleti presentano il cirrus (cirrus in vertice), uno stile di acconciatura di capelli con codino o semplice ciuffo, caratteristica e simbolo degli atleti combattenti durante la fase della Roma imperiale. Uno dei pugili è in guardia, uno cinto con una corona, simbolo della vittoria, e l'altro raffigurato con il braccio alzato nel momento del trionfo.

Gli atleti rappresentati mostrano le specificità del pugile professionista di alto livello: collo taurino, orecchie a cavolfiore, setto nasale spostato o rotto, molteplici tumefazioni, arcate sopraccilliari alterate e sporgenti, cranio deformato, dovuto a numeri incontri con l'uso dei guantoni "pesanti".


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