TECNICHE DI PITTURA DAL RINASCIMENTO IN POI - di Achille De Tommaso

TECNICHE DI PITTURA
L’AFFRESCO
L'affresco ("a fresco"è un'antichissima tecnica pittorica che si realizza dipingendo con pigmenti generalmente di origine minerale stemperati in acqua su intonaco fresco. La calce presente nell'intonaco, combinandosi con l'anidride carbonica dell'aria genera una pellicola di carbonato di calcio i cui cristalli inglobano le particelle colorate rendendo la pellicola pittorica lucente e resistente nel tempo. Questo processo è detto carbonatazione.
Si compone di tre elementi: supporto, intonaco, colore. Il supporto, di pietra o di mattoni, deve essere secco e senza dislivelli. Prima della stesura dell'intonaco, viene preparato con l'arricciouna malta composta da calce spenta o grassello, sabbia grossolana di fiume  o, in qualche caso, pozzolana e, se necessario, acqua, steso in uno spessore di 1 cm circa, al fine di rendere il muro più uniforme possibile. L'intonaco (o "tonachino") è l'elemento più importante dell'intero affresco. È composto di un impasto fatto con sabbia di fiume fine, polvere di marmo, o pozzolana setacciata, calce ed acquaIl colore, che è obbligatoriamente steso sull'intonaco ancora umido (da qui il nome, "a fresco"), deve appartenere alla categoria degli ossidi, poiché non deve interagire con la reazione di carbonatazione della calce.
La principale difficoltà di questa tecnica è il fatto che non permette ripensamenti: una volta lasciato un segno di colore, questo verrà immediatamente assorbito dall'intonaco, i tempi stretti di realizzazione complicano il lavoro dell' affrescatore, la carbonatazione avviene entro tre ore dalla stesura dell'intonaco. Per ovviare a questo problema, l'artista traccia prima sull’arriccio il disegno dell’opera (sinopia) poi dipinge piccole porzioni dell'affresco (tonachino di giornata). Eventuali correzioni sono comunque possibili "a secco" , ovvero mediante tempere applicate sull'intonaco asciutto: sono però più facilmente degradabili. Un'altra difficoltà consiste nel capire quale sarà la tonalità effettiva del colore: l'intonaco bagnato, infatti, rende le tinte più scure, mentre la calce tende a sbiancare i colori. Per risolvere il problema, è possibile eseguire delle prove su una pietra pomice o su un foglio di carta fatto asciugare con aria o vento di scirocco ossia aria caldaNel XVII e nel XVIII, il mutamento del mercato dell’arte e dei rapporti di potere tra artisti e committenti si ripercuote anche sulle tecniche pittoriche quali l'affresco. La preparazione del supporto pittorico è sempre più raffinata (gli affreschi conservati risalenti a quest'epoca sono, infatti, in numero molto maggiore rispetto alle epoche precedenti), Lo sviluppo del cartone preparatorio era preceduto dal bozzetto, cioè un disegno in scala, molto particolareggiato, dell'affresco; il bozzetto veniva sottoposto al giudizio del committente e, se approvato, si procedeva con l'esecuzione
            (Michelangelo, “Creazione di Adamo” Cappella Sistina)
      (Michelangelo, “ Giudizio Universale”, Cappella Sistina)
Il "Cenacolo" di Leonardo non e' un
"a fresco", ma un dipinto parietale su intonaco "a secco" con pigmento di colore in polvere stemperato in una miscela di uova, caseina e altre sostanze organiche (tempera grassa); ma sugli strati di tempera è probabile che Leonardo abbia compiuto rifiniture ad olio per dare riverberi e lucentezza al dipinto.
La fragilità materiale dell’opera è collegata al fatto che mentre gli affreschi, grazie ai minerali contenuti nell’intonaco, asciugando subiscono un processo di carbonatazione che crea una sorta di protezione dura e traslucida, in superficie,
i dipinti parietali "a secco" mantengono generalmente i pigmenti esposti. L’umidità della parete sottostante può accelerare il distacco delle particelle cromatiche che non sono ben legate al muro, mentre gli agenti esterni intaccano i materiali organici con i quali i dipinti murali sono spesso completati.
LA PITTURA A TEMPERA
La pittura a tempera (dal latino Temperare – mescolare) è una tecnica che si avvale dell'uso di un colore preparato mescolando pigmenti in polvere con un legante formato da un' emulsione in fase acquosa (parti oleose in minoranza che "nuotano" sospese in forma di piccole gocce nell'acqua). Le parti solubili in acqua dell'emulsione che costituiscono il colore a tempera, sono uovo, caseina, colle animali, gomme vegetali, amidi; quelle insolubili sono olii (olio di lino, di noce, di papavero, anche in forma pre-polimerizzata), resine, cere, lacche. Per quanto riguarda l'uovo viene utilizzato intero, oppure il solo tuorlo o il solo albume
       
     (Carlo Crivelli, “Madonna di Macerata”, dipinta a tempera su tavola)
LA PITTURA A OLIO
Le origini della pittura a olio affondano le radici nell'antichità; ne davano notizia già Marco Vitruvio Pollione, Plinio il Vecchio e Galeno. Comunque e' dalla metà del XV secolo che la pittura a olio conobbe una straordinaria diffusione, prima nelle Fiandre e poi, dagli anni sessanta e settanta del XV secolo, in Italia. Gli italiani utilizzavano già questa tecnica, soprattutto in combinazione con altre, come la pittura a tempera (ad esempio, fu usata per la realizzazione di alcune parti della Pala Colonna di Masaccio), ma le prime opere eseguite interamente ed esclusivamente a olio comparvero soprattutto nelle città che per prime accolsero la cultura fiamminga, come Urbino, Ferrara, Napoli, Roma e, in seguito, Venezia. PL'introduzione della tecnica a olio in Italia è tradizionalmente attribuita ad Antonio da Messina che nella sua città natale e a Napoli poté entrare in contatto diretto con artisti catalani e fiamminghi, tra cui Petrus Christus. Il suo esempio sarebbe poi stato seguito da Piero della Francesca, Giovanni Bellini e altri. La pittura a olio, inizialmente stesa su supporto ligneo, dal XVI secolo si affermò anche su tela, dando origine a una modalità quasi esclusiva (la locuzione 'olio su tela' esprime la quasi totalità della produzione figurativa a olio sino al XIX secolo) che nella tecnica pittorica mutò solo con la comparsa dei colori acrilici. Il fatto che la pittura a olio asciughi più lentamente di quella a tempera d’uovo, , consente al pittore di mescolare i toni e sfumare i contorni sulla tela, tecnica particolarmente utile a rendere la tonalità della pelle. La carne è stato il motivo per cui è stata inventata la pittura a olio. 
L’ ACQUERELLO
L'acquerello o acquarello è una tecnica pittorica che prevede l'uso di pigmenti finemente macinati e mescolati con un legante, diluiti in acqua. L'acquarello è una tecnica popolare per la sua rapidità e per la facile trasportabilità dei materiali, che lo hanno reso la tecnica per eccellenza di chi dipinge viaggiando e all'aria aperta. Affine all'acquerello è la tecnica gouache o guazzo
Gli acquerelli sono disponibili in commercio in diversi formati: 
Pasta: venduta in tubetti da spremere, in genere da 5 o 15.  Solido: si tratta di acquerello asciugato ed estruso in lunghe strisce e quindi tagliato in panetti secchi detti godet o mezzi godet a seconda delle dimensioni. Essendo solidi sono più pratici per l'uso in viaggio o all'aperto. Liquido: di recente introduzione sul mercato, possono essere usati puri o diluiti e si prestano all'uso con aeropenna. Esistono inoltre tavolozze pronte contenenti pastiglie di acquerello secco, da inumidire con il pennello. 
Supporto
Il supporto più usato per questa tecnica è la carta, che viene usata preferibilmente ad alta percentuale di cotone puro, in quanto la fibra lunga di questo vegetale non si modifica a contatto con l'acqua. La stesura dell'acquerello può avvenire secondo una di queste tecniche: Per velature sovrapposte, le quali, oltre a conferire forza e tonalità al colore stesso, conferiscono al disegno preparatorio, solitamente eseguito a matita leggera, la profondità pittorica utile alla rappresentazione dei volumi, delle ombre e della luce; Pittura bagnato su bagnato, ovvero stesura del pigmento colorato effettuata sul foglio di carta bagnato in precedenza cosicché i colori si diffondano scorrendo e conferendo un aspetto soffuso al dipinto;
Stendendo le velature e sfumando i colori con la tecnica "bagnato su bagnato", l'acquerello consente di ottenere l'effetto pioggia e l'effetto trasparenza. In questo esempio ci sembra di guardare la scena attraverso i vetri di una finestra gocciolanti di pioggia .
Pittura bagnato su asciutto in cui il pigmento viene steso dopo essere stato disciolto con una quantità d'acqua sufficiente a farlo scorrere sul foglio asciutto.
L'esecuzione è di per sé tecnica assai raffinata, dal momento che errori di esecuzione (quasi sempre dovuti alla scarsa manualità), difficilmente, e diversamente dalle altre tecniche pittoriche, possono essere corretti mediante la semplice sovrapposizione di altro colore. Infatti il colore è trasparente e non nasconde la stesura sottostante
La ballerina classica e' il soggetto ideale per l'acquerello, la tecnica pittorica che, meglio di ogni altra, consente  di trasmettere l'idea del suo movimento e della sua quasi impalpabile leggerezza
Utilizzi
Caratteristica di un buon acquerello è l'estrema "leggerezza" rappresentativa e la sua immediatezza espressiva, che per l'appunto, dal  Rinascimento in poi, divenne strumento essenziale per gli studi preparatori dei grandi maestri e delle grandi opere; fu una tecnica utilizzata anche dagli agrimensori per la redazione dei cabrei. 
Inoltre l'acquerello viene usato dal 1.500 per eseguire studi sulla natura e per i paesaggi (Albrecht Durer), studi di animali (Pisanello), studi di guerrieri (Pinturicchio), scene sacre o profane 
(RubensSalvator Rosa)  riproduzioni botaniche e scientifiche dato che il mezzo ne consente l'utilizzo all'aria aperta.
(Albrecht Durer, “Castello di Trento”)
Ancora fino al XV secolo, l'utilizzo dell'acquerello è circoscritto a opere di alta qualità e di piccole dimensioni, al punto da rappresentare solo preludi di opere maggiori. Quindi la storia dell'acquerello fino al XVI secolo è soprattutto legata alla storia del disegno piuttosto che alla pittura. Solamente nel Seicento nei Paesi Bassi e nel Settecento, grazie all'avvicinamento, dapprima, di grandi pittori francesi ed inglesi a questa tecnica e nella seconda metà del secolo alla sua diffusione in tutta l'Europa e negli Stati Uniti, l'acquerello diviene la tecnica preferita da molti pittori. 
  
(Winslow Homer, The Blue Boat, 1892)
Tra gli artisti inglesi, i caposcuola sono stati William Taverner (1703-1772), legato al classicismo poussiniano, Paul Sandby (1725-1809), con il suo stile intimo ed arcadico, Johnn Robert (1752-1797), attratto dai paesaggi italiani, William Turner (1775-1851), innovatore nel gusto, nelle luci accecanti e irreali; 
               (William Turner, Venezia)
nello stesso periodo, in Francia, l'acquerello riscuote molto successo presso i vignettisti come Jean Gabriel Moreau (1741-1814) e ben presto dilaga la moda di recarsi a Roma, centro dell'arte e della cultura. Charles Joseph Natoire (1710-1777) e Hubert Robert (1733-1808) vengono attratti dai monumenti classici, mentre Jean Louis Desprez (!743-1804), dipinge i monumenti pompeiani. Tra i seguaci di questa tecnica si sono distinti anche Cezanne, Gauguin, Manet, Degas, tra i francofoni e Paul Klee e Edward Hildebrandt, tra i germanici. Negli Stati Uniti, intorno al XIX secolo, sono nate in varie località società di acquerellisti, nell'intento di organizzare mostre, dalle quali si misero in luce George Hart (1868-1933), con i suoi soggetti messicani e Lvonel Feininger (1871-1956), con i suoi soggetti marinari. In Italia, nonostante il lungo soggiorno ai pittori stranieri, la tecnica prende campo dalla metà dell' Ottocento, soprattutto a Milano e a Napoli. Giuseppe De Nittis (1846-1884), 
                                             (Giuseppe6 De Nittis, “Alle corse”, 1873
con il suo stile effervescente ed elegante, Sebastiano De Albertis (1828-1897), con i temi bellici e ippici sono stati tra i migliori esponenti della corrente.
          (Winslow Homer, Wall Nassau 1898)
        (Paul Sandby, Paesaggio scozzese)
IL GUAZZO 
Il guazzo, noto anche nella forma francese  gouache, è un tipo di colore a tempera reso più pesante e opaco con l'aggiunta di un pigmento bianco (per esempio biacca o gesso) mescolato con la gomma arabica (un tempo era preferita la gomma adragante). Il risultato è appunto un colore più coprente e più opaco rispetto al normale colore a tempera.I l termine può anche indicare sia la tecnica di pittura che i dipinti eseguiti con questo tipo di colore. 
Etimologia
Guazzo deriva dal latino volgare *aquatia, astratto di aquātus oppure da aquātio-onis "provvisto di acqua", incrociatosi forse con guado (dal latino vadum, incrociato con il franco *wad)[1]
Storia
Si diffuse in Francia nel Settecento, anche se di origine più antica essendo già in uso nell' Europa del XVI secolo, ed era utilizzato soprattutto per i bozzetti preparatori dei lavori a olio. Il guazzo infatti, visto ad una certa distanza, somiglia alla pittura a olio e asciugandosi prende un tono perlaceo per il bianco che contiene. Nell’ Ottocento si diffuse per la produzione dei cartelloni pubblicitari. 
Tecnica
Con il guazzo è difficile trovare la giusta tonalità perché, quando si asciuga, i colori subiscono variazioni sensibili (in genere le sfumature scure tendono a diventare più chiare e quelle chiare a scurirsi); le difficoltà si accentuano ulteriormente se il lavoro viene eseguito in più riprese. Un altro problema è il rischio della microfessurazione se il pigmento viene steso in strati troppo spessi; l'inconveniente può essere alleviato usando mezzi di ispessimento come l'acquapasto. Può risultare invece molto efficace se applicato alla carta colorata, come per esempio nelle opere di William Turner. 
Il guazzo è il primo tipo di colore ed ancora il più utilizzato per la produzione di decalcomanie e per 

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