BREVE STORIA DEGLI ITALICI - GIUSEPPE TERRANOVA





ORIGINE ED EVOLUZIONE DELLA CIVILIZZAZIONE ITALICA

La civilizzazione italica ha origine nell’antica Roma e nella sua espansione, soprattutto nel bacino del Mediterraneo. La potenza politica, amministrativa e militare dei romani riuscì a imporsi e unificare le civiltà rivierasche fino al punto da rinominare il Mediterraneo in Mare Nostrum. Roma divenne un faro per l’intera umanità e il suo fascino ha resistito a livello internazionale al passare del tempo. Oggi i più autorevoli e raffinati studiosi dell’antica Roma sono italici, docenti e ricercatori stranieri mai stanchi di scoprire i dettagli di quella civiltà.  Si pensi alla monumentale opera S.P.Q.R. di Mary Beard, solo per citare un nome. Per non parlare dei simboli che gli Stati Uniti ha importato dall’Antica Roma (l’aquila, il Colosseo, l’architettura della Casa Bianca, etc).
La civilizzazione italica ha resistito al crollo dell’Impero Romano rinascendo culturalmente rafforzata dalle ceneri del Medioevo. C’è stato, infatti, un momento della storia in cui l’Italia ha cominciato ad essere universalmente considerata un modello di riferimento, spesso irraggiungibile, per bellezza, gusto, stile, capacità di dettare le tendenze che si sarebbero diffuse successivamente nel resto d’Europa. Era l’Italia del Rinascimento che, per usare un termine oggi in voga, era “trendy”.
Poi c’è stato il Risorgimento. Il 1861 è l'anno conclusivo della politica espansionistica del Regno di Piemonte a scapito degli "Stati" della Penisola. L'inizio dello Stato Italiano si realizza tuttavia nel 1870 con la conquista di Roma e del Lazio. Soprattutto per il valore simbolico della città di Roma: sede del Papato, baricentro geografico del territorio italiano, luogo di mediazione culturale delle tante culture locali.
D'altra parte l'italicità era nata a Roma, e grazie a Roma, almeno venti secoli prima e per essere riaffermata ed identificata come cultura unificante sia dagli Italiani che dagli Italici, Roma era indispensabile .






CIVILIZZAZIONE ITALICA NEL CONTESTO EUROPEO

L'Italia unita si è dunque avuta anche perché lo ha voluto il "concerto degli Stati Europei". Uno staterello come il Piemonte non poteva arrivare a conquistare l'intera penisola senza il consenso delle potenze europee. E’ questa intuizione coltivata ed assecondata con manovre diplomatiche ed atti concreti che certifica la grandezza di Cavour come statista. 
Ma se l'Europa, pur nel perseguimento dello status quo determinato dagli egoismi nazionali conservava come autentica e viva un'idea di Italia ed a passi timidi ma reali le permetteva di tornare ad esistere, è perché in tutti i secoli precedenti l'intera Europa era stata segnata dalle "piste italiche" che avevano creato un reticolo immateriale ma forte e percepibile, fatto di cultura, di arti, di relazioni tra studiosi distanti tra loro migliaia di chilometri.  Un reticolo di dimensione europea privo di una guida unica e codificata ed anzi reso vivo dalle spinte spontanee originate dai territori, dalle religioni e dalle eresie, dagli scambi di docenti e di alunni tra Università, dalle scorribande degli eserciti regolari e di ventura, ma pur sempre in relazione virtuale di continuità con lo spirito della Roma antica e della Roma cristiana, materialmente testimoniato e perpetuato  dalle strade consolari e dagli acquedotti ancora funzionanti, dalle biblioteche salvate e conservate nei Conventi e nelle Abbazie, dai percorsi dei pellegrini sulla via Francigena e sulla via Romea, dalla stratificazione bimillenaria, senza soluzione di continuità ed in generale senza rimozioni forzate, di monumenti, insediamenti umani, usi e tradizioni, linguaggi e culture locali.
Oggi più che mai questo rapporto osmotico tra civilizzazione italica e civilizzazioni europee è cruciale in previsione di un nuovo mondo post-Covid-19. L’attuale pandemia  conferma, lo ha di recente notato Piero Bassetti, che l’ordine internazionale, basato sugli Stati-Nazione e su confini e ambiti politico territoriali da essi definiti, fatica oggi nella gestione di problemi complessi causati da fattori come l’innovazione e la mobilità delle persone, delle merci e delle informazioni. Per tale ragione la valorizzazione degli italici europei (stimati in circa 20 milioni) è un passaggio chiave nel processo di affermazione su scala internazionale dei valori della civilizzazione italica.
Si apre, infatti, una nuova area basata non più sui rapporti tra Stati-Nazione, ma tra civilizzazioni portatrici di princìpi che travalicano frontiere e territori. Gli italici europei potrebbero essere, ad esempio, un ponte per sanare le fratture tra le formiche del Nord Europa e le cicale del Sud, consentendo il superamento di tradizionali reciproci pregiudizi che entrambe le parti alimentano nel loro quotidiano agire secondo schemi superati. Questo permetterebbe, in particolare, un cambio di percezione dell’italicità, evidenziandone ad esempio quella straordinaria combinazione di inventiva e raziocinio, realismo e fantasia.


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